MATISSE. La seduzione di Michelangelo
ERCOLE IL FONDATORE. Dall'antichità al Rinascimento
MATISSE, curata da Claudia Beltramo Ceppi Zevi, ripercorre gli appassionati studi del pittore francese per conquistare la “forma depurata” e la “profondità essenziale” delle statue di Buonarroti. La mostra parte dall'idea di rintracciare nella produzione di Matisse gli echi derivanti da Michelangelo. Infatti in esposizione opere dei due artisti: il rapporto tra scultura e pittura esprime al massimo l'urgenza di Matisse di superare continuamente i propri limiti ed è la scultura proprio il momento in cui egli su riallaccia più apertamente al passato. In questo Michelangelo è il suo supremo maestro: “Si potrebbe far rotolare una statua di Michelangelo dall'alto di una collina fino a far scomparire la maggior parte degli elementi di superficie: la forma rimarrebbe comunque intatta. (...) Cerco di impadronirmi della concezione chiara e complessa che è alla base della costruzione di Michelangelo” (scrive Matisse). Dell'italiano egli condivide la passione sempre insoddisfatta per l'opera, ne ammira la capacità di sperimentare fino all'equilibrio estremo la forza e la tensione che distorcono i corpi, ma anche – e nella mostra è evidente – l'uso di certe forme per i corpi: ad esempio il “Grande nudo seduto”, la più grande e sofferta scultura di Matisse, che trascorrerà sei anni a modellare e rimodellare, fino a considerarla la sua opera più importante. Dopo questa, negli anni tra le due Guerre, le figure di Matisse assumono una profondità spaziale e monumentale che a Michelangelo necessariamente rimandano. E la conseguenza del suo intenso interrogarsi sulla plasticità dei corpi in rapporto con lo sfondo decorativo trova una soluzione inattesa nell'invenzione delle gouaches découpées, che riconciliano finalmente l'elemento pittorico e quello scultoreo in un procedimento di fusione, superando così definitivamente l'aspetto bidimensionale e tridimensionale dell'opera per creare un nuovo universo di forme colorate che di entrambe mantiene la capacità di sintesi e la tensione.
Il percorso espositivo segue tutto l'itinerario creativo di Matisse dalle prime opere fauve fino alle ultime realizzazioni; ad esse si affiancano calchi delle più importanti sculture di Michelangelo. Alcune opere sono prestiti rari, come “Lo schiavo” dal Musée Matisse di Nizza; altre propongono suggestivi confronti, come “Pianista e giocatori di dama” e “Venere”, olio e gouache decoupée dalla National Gallery di Washington. Non solo dipinti (in vari materiali), dunque, ma anche sculture e vetrate. Tra i confronti: “Il ratto d'Europa” (1929), dove la postura della principessa è identica alle figure femminili di Michelangelo nelle Tombe Medicee (così anche l'Odalisca con cofanetto rosso del 1927 e il “Nudo seduto su sfondo rosso” del 1925); “Pianista e giocatore di dama” (1924) ha sopra il comò il gesso dello Schiavo morente di Michelangelo.
Il catalogo Giunti si apre con uno scritto della curatrice che ripercorre le ragioni della mostra, non ultima quell'ombra della Pietà Rondanini che si riconosce dietro Venere, il grande papier découpée di Washington. Quindi Cristina Acidini racconta di amori e lotte con l'arte in Michelangelo e Matisse, Claudio Strinati prende in esame Matisse come un classico del Novecento, Marco Fagioli si occupa della produzione pittorica e scultorea di Matisse. Dopo il catalogo delle opere, altri scritti ampliano il tema: “La seduzione della pittura. Rappresentazioni femminili in Matisse” (John Elderfield), “Matisse e gli archetipi del codice Michelangelo” (Maurizio Bernardelli Curuz), Matisse sotto l'influsso di Michelangelo” (Marie-Thérèse de Séligny), “Matisse e il modello. Gli anni Venti” (Isabelle Monod-Fontaine), “Non vi è rottura tra i miei vecchi quadri e i découpages...” (Dominique Szymusiak), “Firenze, 1907” (Elena Capretti), “Matisse e il segno dell'albero” (Enrico Giustacchini). In chiusura le note bio-bibliografiche.
ERCOLE, curata da Marco Bona Castellotti, propone una sequenza di opere dall'antichità al Rinascimento che illustrano le imprese del mitico eroe ritenuto fondatore di Brixia, un mito narrato da vasi e sculture greche, urne romane, gioielli medioevali, capolavori della pittura. Un'antica tradizione vuole che proprio Ercole sia stato il fondatore di Brescia, per cui la nascita della città si addentra nelle nebbie del mito, un'ombra che si allunga fino ad oggi attraverso i secoli, lasciando una traccia riconoscibile. L'esposizione analizza il passaggio fra il mito pagano di Ercole e il recupero che avvenne in sede cristiana nel Medioevo e nel Rinascimento. Si parte dall'epoca romana con la fronte del sarcofago che illustra il mito delle dodici fatiche erculee (oggi a Palazzo Altemps), affiancato da oggetti d'uso comune, come la coppa d'argento del museo nazionale di Napoli, il bronzo da Sulmona conservato al museo archeologico nazionale di Chieti, la lastra di terracotta dei Musei Vaticani. Foto riportano le immagini di Ercole sulle facciate della basilica di San Marco a Venezia e del duomo di Fidenza, dove è raffigurato come vincitore, capace di superare ogni ostacolo. Così anche nel cofanetto duecentesco dal duomo di Anagni. Con il Rinascimento ci si trasferisce a Firenze: “Ercole e l'Idra” di Antonio del Pollaiolo viene confrontato con alcune placchette bronzee di Brescia. Nella sezione anche la “Stregoneria” di Dosso Dossi e due eccezionali tondi Jacopo Bonacolsi detto l'Antico dal museo del Bargello.
La seconda parte della mostra è dedicata alla fondazione di Brescia ed al recupero in epoca quattrocentesca di tale leggenda. Brescia e le zone limitrofe sono state setacciate alla ricerca di fonti ed elementi sia iconografici che architettonici, a partire dalla torre d'Ercole.
Il catalogo Electa è diviso in due parti come la mostra: Ercole e Ercole in fondatore di Brescia, precedute dal saggio di Marco Bona Castellotti che spiega le ragioni della mostra e dall'introduzione di Antonio Giuliano. Le opere in mostra sono presentate con foto ed esaurienti schede, raggruppate in sezioni precedute da saggi relativi a quelle sezioni, curate da esperti ma leggibili e comprensibili da ogni appassionato.
Brescia, Museo di Santa Giulia, fino al 12 giugno 2011, aperta da domenica a giovedì dalle 9 alle 20, venerdì e sabato dalle 9 alle 21, ingresso euro 14,00, cataloghi Giunti (Matisse) ed Electa (Ercole), infoline 800.775083, sito internet www.matissebrescia.it